Intervista all’attrice Ariella Reggio, che interpreta Zia Sofia nella fiction “Tutti pazzi per amore”

Nella foto l'attrice Ariella Reggio

Lei è una delle colonne portanti de La Contrada, come è nata la sua passione per il teatro? Da ragazzina sono rimasta affascinata dalle commedie alla radio. Si tratta di un mezzo che ancora oggi fa sognare ed immaginare le persone, mentre la televisione ammazza la creatività. Recitare mi sembrava molto bello ed era il mio sogno, così provai ad andare alla Rai, dove c’era la compagnia di Giulio Rolli, che però mi disse di finire prima la scuola. Il pallino della recitazione mi rimase e concluso il Liceo classico Petrarca, mi sono iscritta al Teatro nuovo, che poi è divenuto lo Stabile. Lì ho conosciuto Ugo Amodeo, il quale mi ha trascinata alla Rai a fare piccole particine e così ha preso il via la mia carriera.

Ha, però, lasciato Trieste per un periodo piuttosto lungo per andare a Londra, dove ha lavorato anche per la Bbc. Sono partita assieme a mia madre per vedere Londra ed incontrare un’amica di Milano che viveva là. Quando sono arrivata, stiamo parlando degli anni Sessanta, ho trovato un altro mondo rispetto a quello dal quale provenivo: c’erano i gentiluomini conservatori in bombetta, ma anche i Beatles. Ho quindi deciso di restare qualche mese per imparare l’inglese e mia madre ha accettato. Sicuramente non pensava che mi sarei fermata cinque anni. Per mantenermi ho fatto un po’ tutti i mestieri, anche la cameriera nei bar, mentre la sera andavo a scuola di inglese. Un giorno venni a sapere che stavano facendo dei provini alla Bbc per trovare attori italiani che parlassero bene l’inglese per presentare le lezioni di italiano, che allora andavano molto di moda. Mi presero e quindi rimasi lì fino a quando decisi di tornare a casa.

Non deve essere stato facile rientrare a Trieste dopo aver vissuto a Londra così a lungo. Fu un vero e proprio shock. Sono tornata perché, nonostante avessi dei genitori meravigliosi e moderni, mi sentivo in colpa. Erano poche all’epoca le ragazze che andavano in giro per il mondo, ma sarei rimasta lì volentieri. Ancora oggi torno con piacere a Londra per andare a teatro, perché credo che gli attori inglesi siano i migliori.

Dopo il ritorno in Italia la sua carriera è proseguita ed ha lavorato anche con il grande regista Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano. Ho avuto modo di lavorare con Strehler, perché stavo recitando a Milano e il mio collega Cip Barcellini, mi ha proposto di tentare assieme un provino, così mi sono buttata. Abbiamo fatto delle parti in triestino e Strehler è stato contento, così mi ha preso per Santa Giovanna dei Macelli, in un ruolo minore. Dopo quell’ingaggio ho però lasciato Milano e sono tornata nella mia città, nella quale ho poi fondato La Contrada assieme ad Orazio Bobbio, Lidia Braico e Francesco Macedonio.

Un bella “ciliegina sulla torta” per la sua carriera è stata la partecipazione all’ultimo film di Woody Allen, Nero Fiddled, originariamente chiamato The Bop Decameron, come è stata quell’esperienza? Molto bella, ma credo che le mie fan non saranno contente vedendomi in quel film, perché interpreto una vecchia zia terribile. Si tratta di una parte piccola e spero che non taglino la sequenza in cui appaio. È stato emozionante essere scelta con un provino proprio da un regista del calibro di Allen. Ha preso attori italiani famosi e altri come me sconosciuti, almeno fuori dal nostro Paese. Abbiamo fatto il provino in inglese, anche se poi nel film abbiamo recitato in italiano, credo che così volesse comprendere meglio il nostro modo di recitare.

Il film uscirà nelle sale a luglio, cosa ci può anticipare? Si tratta di una sorta di grande “cartolina” di Roma, che ne mostra i lati più belli. Anche per noi attori tutto era velato da una segretezza pazzesca. Ci davano il copione solo all’ultimo momento e non ci hanno fatto sapere nulla di più del necessario. So, però, che quando è partito Allen si è congratulato sia per il lavoro degli attori, sia dei tecnici e di tutte le maestranze. Adesso aspetto il montaggio finale per vedere se ci sono o se mi ha tagliata. Spero proprio di no.

Che impressione ha avuto di un grande regista come Allen? Sicuramente non è una persona espansiva, ma mi è parso gentile. Soprattutto mi ha dato l’impressione di essere un uomo molto calmo, anche se può sembrare strano, dato che passa sempre per nevrotico. Come regista ha saputo metterci a nostro agio e tutto è filato liscio e tranquillo.

Quanto è importante studiare e prepararsi per un attore? Oggi i giovani hanno più difficoltà di una volta ad affermarsi anche nel campo della recitazione e purtroppo devo notare che comincia a mancare una certa professionalità. Certamente la causa di ciò non sono i dilettanti o gli attori amatoriali, dei quali sono grande amica, ma della grande confusione che regna un po’ ovunque. Molti si buttano sul teatro perché pensano che sia un’occupazione divertente senza considerare che si tratta di un vero e proprio mestiere. Questa mancanza di professionalità porta il pubblico ad abituarsi ad essa e manda il teatro a rotoli. Una volta quando facevi un provino se eri in gamba avevi una speranza di essere preso, mentre ora i giovani hanno quasi la certezza del contrario. Conosco tanti ragazzi bravissimi, ma senza nessuno alle proprie spalle, e capisco il senso d’impotenza che devono provare. Quando ho iniziato, nonostante le difficoltà, non era così. Oggi è più difficile perché c’è la concorrenza sleale di persone che arrivano in tv e si improvvisano attori.

Da anni si parla della crisi del cinema italiano, attribuendone le cause ai registi, ma analizzando meglio la questione l’origine del problema sembra essere la mancanza di sceneggiature di alto livello. Cosa ne pensa? Anche se non sono un’esperta di cinema mi trovo d’accordo. Per quanto riguarda la televisione molte sceneggiature lasciano certamente a desiderare. Anche le produzioni inglesi ed americane più sciocche sono scritte molto bene, mentre per le nostre spesso non è così. È strano perché nel nostro Paese si producono molti film e recentemente i registi stanno cominciando a sfruttare maggiormente gli attori di talento. Chi fa la parte di Cenerentola sicuramente è, però, il teatro, dove gli attori in genere non conquistano la stessa popolarità dei colleghi della televisione.

Un discorso che lei conosce bene, data la grande popolarità a livello nazionale che le ha dato il ruolo di Zia Sofia nella fiction “Tutti pazzi per amore”. Dopo cinquant’anni di teatro di colpo ho raggiunto la celebrità. La televisione ha fatto in un attimo, sul fronte della popolarità, più di tutti gli sforzi di una vita. Devo dire, però, che il personaggio di Zia Sofia è ben costruito e gioca sull’antitesi con un altro personaggio (quello di Zia Filomena, ndr), un sistema che funziona quasi sempre. Quello che mi piace è risultare simpatica ai ragazzi, mentre ho scoperto che molte signore mi criticano perché faccio la vecchia. Pensare che si debba essere sé stessi è, però, un malcostume generato dalla televisione, perché gli attori devono interpretare dei personaggi. “Tutti pazzi per amore” è una bella esperienza e spero che la Rai non mandi all’ospizio Zia Sofia e prosegua la produzione.

Cambiando argomento e spostandoci sulla sua città, lei che è una dei grandi protagonisti del panorama culturale triestino, come giudica i cambiamenti subiti da Trieste negli anni? Anche Trieste, come tutte le città, cambia. Io la vedo migliorata, ma forse sono i miei occhi ad essere diversi da quelli di un tempo. Da giovani si scalpita per andare via, mentre poi si vuole tornare a casa. Quello che spero è che le persone vi tornino per fare qualcosa e non solo per godersi la pensione, perché questa città è troppo bella per morire. Dovremmo darci da fare maggiormente e promuove meglio Trieste, senza autoflagellarci. Non dobbiamo vergognarci ad esempio del nostro accento, tutti hanno un proprio accento.

Che lei abbia seguito o meno il Festival di San Remo, sicuramente avrà sentito delle polemiche legate alle esibizioni di Adriano Celentano, cosa ne pensa? Anche se non ho visto il Festival, era impossibile non vedere Celentano. Trovo che al di là della sua capacità artistica abbia un favoloso ufficio stampa. Qualunque cosa dica riesce infatti sempre a finire sulle prime pagine di tutti i più importanti giornali, a volte ancora prima di esibirsi ed a far parlare di sé.

Mattia Assandri