Nizza… e quelle 84 vite spezzate

84… È con questo numero in mente che ieri mi sono addormentato… il numero dei morti, con tutta probabilità destinato ad aumentare, di un altro assurdo atto d’odio e di follia. Mentre scorro i titoli dei giornali e dei siti web a colpirmi è soprattutto la parola “bambini” (che il mio cervello converte automaticamente in “figli”). Quella parola… e i passeggini rovesciati accanto ai teli che coprono i cadaveri. Quante famiglie sono state distrutte ieri sera? Cosa possiamo fare per porre fine a tutto questo orrore? La prima risposta viene dalla pancia… è quella di chi si sente ferito e vuole solo trasmettere quel dolore al “nemico”… rispondere alla violenza…colpire chi ci ha fatto del male.

Mentirei se dicessi che in questo momento non proverei piacere nel vedere l’IS avvolto dalle fiamme vendicatrici vomitate dal ventre assassino dei bombardieri. Mentirei se dicessi che non mi piacerebbe vedere i centri islamici nei quali si dice che venga fomentato l’odio presi d’assalto dalle teste di cuoio. Forse tutto questo mi farebbe stare meglio sul momento, ma risolverebbe il problema? Non credo… e di certo non riporterebbe tra noi chi ha perso la vita. Di certo oltre ai fanatici dell’IS perderebbero la vita tante madri, padri e figli la cui unica colpa sarebbe quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato o di adorare il proprio dio. Insomma si genererebbero solo altro dolore e morte… in una spirale infinta… verso l’autodistruzione.

Dobbiamo reagire, e non farlo solo a parole! Dobbiamo agire con fermezza e ferocia verso l’integralismo, ma con altrettanta fermezza dobbiamo supportare l’integrazione dei moderati e delle tante persone islamiche che credono che la violenza sia sbagliata. Dobbiamo farlo senza mezzi termini e in modo laico. Mettere la questione sul piano religioso (cristiani contro musulmani) non ci porterà da nessuna parte. Non si tratta di uno scontro tra due civiltà ma del conflitto tra la Civiltà (nel senso più ampio possibile) e la follia generata da fanatismo. Lo scontro tra il diritto a vivere (come meglio si crede) e la volontà di uccidere (chiunque e senza alcun motivo reale… la religione è solo una scusa). Questa è una guerra e la potremo vincere solo garantendo ai bambini (al nostro futuro) l’istruzione, l’educazione al rispetto per la diversità e la tolleranza, indipendentemente dal colore della loro pelle, da quale divinità preghino prima di dormire, o da quali saranno le loro preferenze sessuali una volta adulti.

Giovanni Falcone ci ha insegnato che per vincere la mafia bisogna seguire il denaro… per combattere il terrorismo e l’IS bisogna fare lo stesso, ma bisogna farlo senza aver paura di scoprire la verità… ed accettare le conseguenze delle nostre azioni, magari anche andando a piedi piuttosto che in auto se necessario. Sicuramente mantenere un esercito non è roba da poco. Mi rifiuto di credere che nessuno sostenga economicamente l’IS e il #terrorismo.

Non sono mai stato uno di quelli che sfornano soluzioni per ogni problema o che fanno post sui social ogni volta che aprono il frigorifero o chiudono un portiera… anzi devo ammettere che, fino ad ora (forse sbagliando), raramente mi sono espresso pubblicamente su certe questioni. Da oggi cambierò registro, ma lo farò coerentemente con il mio modo di essere. Non smetterò di essere cattolico (cosa della quale non mi vergogno affatto) e continuerò a vivere la mia religione come un fatto privato, conservando un atteggiamento laico. Alzerò però la voce più spesso, sempre nel rispetto degli altri, per far sapere a tutti che non possiamo stare zitti e aspettare di essere travolti da un camion sul lungomare o uccisi mentre ascoltiamo un concerto.
Le “cose brutte” non capitano sempre agli altri e dobbiamo proteggere i nostri figli… tutti! Sia che vivano nei palazzi europei, che si aggirino tra le macerie di Mosul o che si addormentino su un barcone in mezzo al Mediterraneo sognando un mondo migliore.

Per vincere questa guerra dobbiamo garantire ai bambini la possibilità di vivere… senza lasciare spazio all’estremismo e al fanatismo di ogni tipo. Solo così la Civiltà potrà sopravvivere!

 

Il Giardino pubblico De Tommasini protagonista della Giornata nazionale dell’Albero 2014

Anche a Trieste si celebra la Giornata nazionale dell’albero 2014”, iniziativa patrocinata dal Ministero dell’Ambiente, nell’ambito della quale saranno promosse iniziative di sensibilizzazione ambientale rivolte ai ragazzi delle scuole e dedicate al rispetto della natura, con particolare attenzione agli alberi e alla raccolta differenziata dell’umido con il compostaggio.

“Si tratta di un progetto che offrirà a molti bambini e ragazzi (oltre 200 quelli vi hanno aderito lo scorso anno, ndr) una due giorni di festa, un’occasione per fare didattica anche attraverso il gioco all’aria aperta – ha sottolineato l’Assessore Comunale all’Educazione, Antonella Grim, dopo aver ringraziato il collega Andrea Dapretto che tramite il Servizio Verde pubblico è fautore dell’evento -. Sono davvero tante le iniziative che siamo riusciti a mettere in campo, con l’impegno e la passione di tutti, a partire dagli uffici e servizi comunali e dalle diverse altre realtà che hanno aderito all’iniziativa. Sarà una due giorni nel cuore del giardino pubblico, una proposta che ben si coniuga con la giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza di giovedì 20 novembre”.

2014_36631 stampaLe iniziative promosse dal Comune di Trieste prenderanno quindi il via giovedì 20 novembre, dalle ore 8.45, nel piazzale del cinema del giardino pubblico Muzio de Tommasini, con una presentazione a cura del Servizio Spazi aperti e verde pubblico, cui seguiranno le iniziative (dalle 9.00 alle 10.30) “James Vermino, ambasciatore del terriccio universale” , per bambini dai 6 agli 8 anni, e ancora (dalle 10.30 alle 12.00) a cura di AcegasApsAmga, WWF e AMP Miramare, “Verme anch’io: il riciclo dell’umido a Trieste”, per bambini dai 9 agli 11 anni (per informazioni e prenotazioni tel 040 224147 int.2.). Sempre giovedì 20 nella sala dell’Arac del giardino pubblico, dalle 9.00 alle 12.30, sarà possibile visitare liberamente la mostra fotografica del concorso “L’Albero del Cuore” , a cura del Circolo fotografico triestino. Nella stessa sala, ad ingresso libero, dalle 18.00 alle 19.00, incontro per tutti a cura dei Musei scientifici su Umido dove lo metto? Domande e risposte sul compostaggio”.

 Momento centrale della due giorni sarà venerdì 21 novembre (giorno esatto della”Giornata dell’albero”) quando alle 9.30, nel piazzale del cinema del giardino pubblico Muzio de Tommasini, sarà allestito “Il bosco del respiro” e saranno accolti i bambini delle scuole. Le iniziative proseguiranno poi (dalle 10.00 alle 11.30) con “Passeggiare per conoscere gli alberi cittadini” e “Girotondo attorno agli alberi” (per info e prenotazioni: nisia@comune.trieste.it 040 6754283) e ancora (dalle 10.15 alle 11.30) “James Vermino, ambasciatore del terriccio universale” e “Verme anch’io: il riciclo dell’umido a Trieste”. Sia al mattino che al pomeriggio sarà possibile visitare ancora nella sede dell’Arac la mostra “L’Alberto del Cuore”, mentre dalle 14.00 alle 15.00, per bambini dai 9 agli 11 anni, si terranno delle passeggiate alla scopertadegli alberi cittadini del giardino de Tommasini.

Oltre alle proposte in programma nel giardino pubblico, sempre venerdì 21 novembre, dalle 9.30 alle 11.30, al Museo Civico di Storia Naturale, laboratorio didattico per bambini dai 9 agli 11 anni, sulle collezioni botaniche, mentre dalle 15.15 alle 16.00, al Civico Orto Botanico “Alberi in forma” e “Passeggiare alla scoperta degli alberi” a cura di Deborah Arbulla e Fulvio Tomsich (ingresso gratuito solo su prenotazione tel. 040 675 8673). Nello stesso giorno sono in programma altri interessanti appuntamenti sul tema nelle biblioteche comunali. Dalle 9.00 alle 12.15, alla Quarantotti Gambini di via delle Lodole 7/a, a cura di Coop Consumatori Nord Est “Il mio albero: pauroso triste vitale allegro” per bambini dai 7 agli 11 anni, mentre dalle 9.30 alle 10.30, alla Mattioni di Borgo San Sergio, “La mia casa è un albero” per bambini dai 3 ai 6 anni. In entrambe le biblioteche saranno inoltre allestite vetrine con proposte di letture a tema e una vetrina virtuale sul portale www.biblioest.it

Infine, sempre venerdì 21 novembre, alle ore 14.30, al teatro Miela, proiezione del film d’animazione, premio Oscar 1988, “L’uomo che piantava gli alberi” (durata circa 40′) diretto da Frédérick Back, tratto dall’omonimo romanzo di Jean Giono. Proiezione per bambini dai 5 agli 11 anni, che sarà preceduta da una lettura di Julian Sgherla. Nella stessa giornata, ancora Miela, si terrà l’appuntamento con “Al cinema, ragazzi!” in occasione del 20 novembre, Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (www.triestescuolaonline.it). Ingresso gratuito solo su prenotazione: comitato.trieste@unicef.it

Orgogliosi di essere giornalisti

Tutelare i propri iscritti e garantire che i giornalisti rispettino il codice etico dal quale la professione non può prescindere. Credo che siano queste le prime due funzioni che l’Ordine dei Giornalisti debba assolvere. Oggi il nostro lavoro e chi lo svolge sono al centro di un attacco che non ha precedenti, fatta eccezione per il periodo fascista. Da un lato il potere politico ed economico stanno sfruttando l’intimidazione e gli effetti della crisi come leva per ridurre al silenzio i “cani da guardia della democrazia”, dall’altro la scarsa lungimiranza e la disonestà intellettuale di alcuni editori stanno rendendo le nuove tecnologie un’arma per uccidere la professionalità piuttosto che uno strumento per raggiungere un numero enorme di utenti. Proprio per questi motivi è necessario che l’Ordine e la Federazione della Stampa, attraverso le rispettive articolazioni territoriali, abbiano il coraggio di essere veramente al fianco dei colleghi e di far riscoprire a tutti noi l’orgoglio della nostra professione. Continua a leggere

Andrea Binetti, intervista all’anima del “Festival dell’Operetta”

Andrea Binetti, bravissimo tenore ed attore triestino

Lei è un artista eclettico attivo in molti settori, quali sono i suoi attuali impegni? Al momento sono molto impegnato con “La Vedova Allegra” (al momento dell’intervista in scena al Teatro Verdi di Trieste, ndr). Avrei voluto essere, però, più impegnato perché l’operetta è il mio grande amore e tremo all’idea che quest’estate salti il “Festival dell’Operetta”. Anche se sono ottimista è un momento di grande crisi anche per il mondo dello spettacolo. D’altronde la cultura spaventa soprattutto quando il livello intellettuale è basso, perché gli esseri pensanti sono pericolosi.

Anche in una città come Trieste, nota per la sua tradizione letteraria e culturale? Sono innamorato della mia Trieste, ma anche preoccupato per lei perché non vedo reazioni da parte delle persone che la abitano a quanto vi succede. Anche in teatro mi sembra che il pubblico sia più passivo di una volta, quando se non gradiva ciò che vedeva o non venivano messi in cartellone certi eventi protestava. Trieste è unica ed ha enormi potenzialità, basta pensare a quante persone potremmo attirare con l’operetta. Considerata la qualità del nostro festival avremmo potuto realizzare una vera e propria Broadway giuliana.

Secondo lei perché non è stato fatto nulla per portare la città in quella direzione? C’è troppa paura di essere autonomi e molti non vogliono sfidare il sistema. C’è la “filosofia del carrozzone” che sta facendo tracimare tutto verso il basso.

Prima ha detto che il pubblico teatrale sta diventando passivo. La passività insita nella fruizione televisiva si sta estendendo anche al teatro? Per fortuna no, perché quello triestino è un pubblico molto preparato e di qualità. Forse addirittura troppo educato, perché quando le cose non funzionano qualche sano commento negativo fa bene. Trieste è una città colta e la tradizione del teatro è radicata, ma nonostante il momento di difficoltà bisognerebbe rivedere il sistema dei teatri cittadini ed i prezzi dei biglietti. Forse anderebbero portate in scena meno cose, ma di maggiore qualità, sfruttando di più le eccellenze locali. Se fossi nato a Napoli avrei avuto una carriera diversa, perché Trieste è una città che combatte i propri figli piuttosto che aiutarli.

In altre città il clima è invece diverso, lei lo sa bene avendo iniziato la sua carriera lontano da Trieste. Ho iniziato la mia carriera a Milano con nomi del calibro di Massimini, Bramieri, Borboni e Garinei, un mondo fantastico che non esiste più. Il problema oggi è che manca l’umiltà di andare a scoprire e conoscere quanto c’era prima. Anche se molte cose sono cambiate nel teatro la struttura alla base della recitazione è rimasta intatta. La comicità è travisata con la volgarità e la televisione ci propina in maniera costante prodotti culturalmente bassissimi. Tutto ciò che è legato alla cultura viene messo in onda di notte. È falso che i giovani non amano il teatro, semplicemente non lo conoscono. Per questo noi artisti dobbiamo andare nelle scuole ad incuriosire i ragazzi.

Il forte abbassamento del livello culturale della televisione italiana, almeno per quanto riguarda il servizio pubblico, è iniziato poco più di dieci anni fa, in concomitanza con l’avvento massiccio dei reality e dei talk show, come giudica questo fenomeno? È stato proprio quel tipo di programmi a gettare a terra la televisione, trasmettendo l’idea errata che il mondo dello spettacolo si basi sull’immediatezza e sulla discussione facile, deviando da valori giusti come lo studio, la gavetta ed il sacrificio. Per un attore la gavetta è fondamentale, perché questo è un mestiere dove non si è mai “arrivati”. Ogni spettacolo è diverso dal precedente ed anche gli attori cambiano ogni volta che salgono sul palcoscenico, si tratta di uno dei lati meravigliosi di questo lavoro. Ovviamente bisogna lavorare molto su sé stessi ed il rapporto con gli altri. Spesso vado nelle scuole per far conoscere ai ragazzi l’operetta e lo faccio usando strumenti a loro congeniali, come internet, poi metto delle basi musicali e canto. Le prime volte mi guardano come se fossi un marziano, ma poi si interessano e lasciano affiorare le emozioni che la musica suscita. Se anche solo due ragazzi su cento si appassionano al teatro lo considero già una vittoria.

C’è un ricambio generazionale nel pubblico triestino? A teatro vedo sempre le stesse facce che invecchiano. Purtroppo le persone si sono abituate ad assistere a diecimila spettacoli di piazza gratuiti e di scarsa qualità. Forse sarebbe stato più giusto insegnare che esiste anche quel grande “contenitore magico” che è il teatro, dando loro gli strumenti per comprenderlo nella maniera migliore.

Ritiene che la possibilità data dai nuovi media di accedere praticamente ad ogni tipo di contenuto da casa propria stia riducendo le presenze a teatro? Oggi stando a casa si può accedere a tutto, ma così facendo si perde qualcosa. Mancano le relazioni vere e proprie, la comunicazione. La tecnologia è una gran cosa, ma non ci deve rendere schiavi.

Per quanto riguarda la musica, crede che questo meraviglioso strumento di comunicazione universale venga strumentalizzato? La musica non dovrebbe avere ideologie ed arrivare a tutti. Purtroppo però il nostro non è il Paese della meritocrazia. Essere “figli di nessuno” è difficile, perché l’onestà si paga per tutta la vita. È il prezzo della libertà. Essere liberi costa moltissimo, ma è una scelta di vita. Io l’ho fatta a ventisette anni quando ho iniziato questa carriera. Un percorso che spesso mi porta a soffrire proprio nella mia città, dove forse non ho avuto dalle istituzioni dell’ambito culturale i riconoscimenti che mi sarebbero spettati. La mia più grande vittoria è, però, essere riuscito a conquistare il pubblico. Voglio bene alla gente e sono ricambiato e questo mi basta.

Lei ama molto la sua città, di cosa ha bisogno oggi Trieste? Che le persone si uniscano in un progetto comune, quello di andare avanti. Ci sono troppi “orti”. La città è ai vertici per qualità della vita, ma è un come un malato in agonia. Hanno da poco attraccato in città navi da crociera e catamarani stupendi, ma quest’estate i teatri rimarranno chiusi. Il nemico peggiore è l’assenza della volontà di cambiamento e miglioramento anche se bisogna riconoscere che Trieste è una città difficile, dove tutti sono sempre pronti a criticare. Finché si vedrà la qualità come un nemico non si andrà avanti. Inoltre, chiunque viene da fuori appare sempre migliore dei locali, mentre bisognerebbe esaltare le eccellenze di cui si dispone, così di avere anche un risparmio economico.

Come giudica lo sviluppo della città negli ultimi dieci anni? L’immagine di Trieste è migliorata. È come una bellissima signora che ha fatto un ottimo maquillage. Pur essendo più nota la città è, però, sempre più isolata. Trieste deve far parte del mondo e per riuscirci serve un progetto sul quale unirsi. Forse però sono un idealista e parlo di cose impossibili. Non mi permetto di giudicare l’operato dei politici, ma non trovo giusto che ogni “cambio della guardia” nei palazzi del potere porti alla distruzione del lavoro svolto in precedenza.

Cosa consiglia ai giovani che voglio intraprendere la carriera artistica? Capire se si è disposti a sacrificarsi e mettersi in discussione. Quello dell’artista è un mestiere che richiede, oltre al talento, sacrificio e impegno e spesso fa soffrire. Ci vogliono grande equilibrio e solidità interiore, ma allo stesso tempo non si devono perdere la freschezza ed il desiderio di sognare, perché i sogni non vanno mai uccisi. Un artista è più fragile e speciale degli altri proprio per le sue passioni e quindi ha bisogno di essere libero, pur restando con i piedi per terra.

 Infine, se potesse tornare indietro cambierebbe qualcosa o ripeterebbe tutto quello che ha fatto? Rifarei tutto da capo senza nessun ripensamento. Anche se non sono più l’idealista di dieci anni fa la benzina che alimenta il mio motore è il pubblico. È indescrivibile quanto si possa ricevere dal pubblico. Secondo me il teatro è in assoluto la forma d’arte più bella, perché sul palcoscenico non è possibile ripetere una scena e quindi bisogna dare il massimo ed essere sé stessi. Mi ritengo una persona molto fortunata perché sto bene e sono sereno, faccio quello che ho scelto di fare e soprattutto ho una famiglia meravigliosa e tanti amici. Per me il bicchiere è sempre mezzo pieno. Ad esempio, se il Festival dell’operetta non si farà quest’anno vorrà dire che verrà messo in piedi meglio nel 2013. È un vento che non deve e non può morire.

La Regione Friuli Venezia Giulia punta su eventi e destagionalizzazione per incrementare il turismo

L’assessore regionale del Friuli Venezia Giulia alle Attività produttive, Federica Seganti

Il grande successo del concerto triestino di Bruce Springsteen segna un nuovo punto a favore della strategia di promozione turistica messa in campo dalla Regione, tramite l’agenzia Turismo Fvg. La presenza di oltre trentamila spettatori all’evento e l’ottima partecipazione di pubblico alle iniziative collaterali organizzate nei giorni precedenti ha avuto infatti ricadute decisamente positive per le strutture ricettive locali. “È la conferma del successo organizzativo della manifestazione – spiega l’assessore regionale alle Attività produttive, Federica Seganti -. Sicuramente un indotto diretto derivante dalla manifestazione di tre milioni di euro è un dato molto positivo, ma il vero successo è legato alla vendita dei pacchetti di soggiorno. Forse per la prima volta siamo infatti riusciti a vendere un numero significativo di pernottamenti legati ad un evento. Gli alberghi hanno registrato il tutto esaurito non solo a Trieste, ma anche a Gorizia e nel monfalconese. Un risultato notevole perché prolungare la permanenza degli spettatori in regione significa creare ricadute positive anche per bar e ristoranti”. Obiettivi raggiunti in larga parte per il richiamo derivante dalla presenza di un artista del calibro di Springsteen, ma anche per il ricco programma di eventi collaterali che hanno anticipato il concerto, catturando l’attenzione dei media di tutto il globo. “Per la prima volta quest’anno nel pacchetto Music&live abbiamo pensato di inserire eventi preconcerto, come gli incontri con Robert Santelli – dichiara ancora Seganti -, che hanno fatto da cassa di risonanza all’evento principale a livello mondiale. La presenza di numerosi giornalisti stranieri ha, infatti, permesso di rilanciare il concerto di Trieste anche negli Stati Uniti massimizzando la resa in termini di comunicazione”. Un traguardo tagliato grazie ad una strategia pianificata nel lungo periodo. “Per riuscire a portare eventi di questo genere in regione è necessario che gli artisti abbiano fiducia nella macchina organizzativa messa in campo e noi avevamo già dimostrato in passato a Springsteen la nostra competenza. Ovviamente quando le cose vanno bene tutti ne vogliono essere i fautori, fa parte della natura umana, ma ciò non rientra nella correttezza istituzionale – dichiara ancora Seganti, riferendosi in particolare al sindaco di Trieste, Roberto Cosolini -. Il concerto di Springsteen è stato studiato e pianificato già da gennaio 2011, quindi ben prima dell’elezione di Cosolini a primo cittadino, anche se va dato atto al Comune che la macchina amministrativa ha funzionato bene, come per altro era già avvenuto in passato in occasione di altre manifestazioni”. Dato il successo dell’evento giuliano Regione e Turismo Fvg continueranno, quindi, a puntare sulla destagionalizzazione con eventi e manifestazioni di rilievo in tutto il Friuli Venezia Giulia. “Stiamo lavorando per distribuire il più possibile sull’intero territorio e nei periodi di bassa stagione le iniziative – commenta Seganti -. Abbiamo puntato su un mix di grandi eventi non solo musicali ma anche sportivi come gli Egor di rugby. Inoltre, siamo stati i primi a siglare un contratto annuale con Nba che ha portato all’organizzazione della Nba School Cup, ma soprattutto ci ha permesso di legarci ad un marchio internazionale di assoluto prestigio ottenendo ricadute pubblicitarie altrimenti impossibili”. Una strategia che verrà affiancata dal posizionamento in alcuni dei più rinomati locali pubblici del mondo di “corner” promozionali della nostra regione. “Grazie a questi espositori possiamo, ad un costo basso – spiega Seganti -, aggredire in maniera efficace mercati altrimenti difficilmente raggiungibili come New York, anche grazie ai nostri corregionali emigrati all’estero”. Un’ottica nella quale assumono sempre maggiore rilevanza il web 2.0 ed il marketing virale. “La promozione attraverso internet ed i social network gioca un ruolo chiave per il Friuli Venezia Giulia – commenta ancora l’assessore -, perché almeno il trenta per cento dei nostri turisti arriva grazie ad una forma di passaparola digitale nell’ambito del quale assumono una rilevanza fondamentale alcuni siti web specializzati e l’opinione degli utenti ritenuti affidabili nel lasciare commenti sui luoghi visitati”. Infine, tra gli obiettivi della Regione e quindi di Turismo Fvg, suo braccio operativo, ci sono l’ulteriore sviluppo dei settori congressuale e crocieristico. Il secondo in particolare ha registrato numeri record per il capoluogo regionale sia per il numero di navi bianche che faranno scalo a Trieste, sia per la decisione di Costa crociere di fare di Trieste un home port. Ma non sono solo le “navi bianche” a giungere numerose a Trieste, dato che sono sempre di più i mega yacht che scelgono di ormeggiarsi sulle rive e che possono contare anche sui servizi offerti dal distretto della nautica.

Mattia Assandri (pubblicato su Il Mercatino del 22 giugno 2012)

“Tutti gli esseri umani hanno lo stesso diritto di trovare la felicità”, questo il messaggio lanciato dal Dalai Lama a Udine

Sua Santità il Dalai Lama Tenzin Gyatso, guida spirituale del buddismo tibetano, con il presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo

“Io sono esattamente come voi. A parte il fatto di parlare un’altra lingua, dal punto di vista mentale e fisico, ma soprattutto dal punto di vista profondo del desiderio di ricercare la felicità e di non voler soffrire siamo tutti quanti uguali. Abbiamo quindi uguali diritti di trovare la felicità e liberarci dalle sofferenze”. Sua Santità il Dalai Lama Tenzin Gyatso, guida spirituale del buddismo tibetano, ha aperto così con grande semplicità e la consueta simpatia, la due giorni di incontri a lui dedicati a Udine (su invito del Centro Balducci e del Centro buddhista Cian Ciub Cio Ling di Polava), nel corso della quale ha dispensato alle migliaia di persone giunte ad ascoltarlo piccole e grandi verità sulla condizione umana. Di seguito sono riportati alcuni estratti dai dialoghi udinesi del Dalai Lama, durante i quali sono stati toccati numerosi temi tra i quali l’etica, la non violenza, il dialogo tra religioni, ma anche l’ecologia ed il ruolo delle guide spirituali.

Importante la riflessione di Sua Santità sulla non violenza, anche in considerazione del Premio Nobel per la Pace a lui consegnato nel 1989. Alcune filosofie, come il Giainismo, sostengono che anche i fiori abbiano percezioni, per cui se vengono danneggiati soffrono. In genere il pensiero buddista considera oggetti di violenza gli essere senzienti. Anche quella su un fiore è una forma di violenza, ma la percezione del danno della pianta è diversa da quella di uomini ed animali. Quando si tratta il tema della violenza e della non violenza bisogna sempre considerare le motivazioni alla base delle azioni di un individuo. Nessuno giudica violento un chirurgo quando opera un paziente nonostante stia compiendo azioni cruente dal punto di vista fisico. Bisogna quindi considerare se una persona ha una motivazione altruistica sincera nel proprio agire, nel qual caso azioni verbali apparentemente non pacifiche possono comunque essere considerate “non violenza”. Invece, una persona che usa parole dolci ma nutre il desiderio di danneggiare gli altri attua una violenza.

Sono quindi fondamentali compassione e altruismo. L’intelligenza umana va utilizzata per sviluppare la compassione e l’altruismo. A livello biologico dentro di noi è impiantato il seme della compassione e dell’amore, ma per farlo maturare dobbiamo analizzare perché siano utili la compassione e l’amore, a cosa servano all’umanità. Infatti solo grazie all’intelligenza la nostra compassione non sarà selettiva ma orientata a livello globale.

Come è possibile sviluppare un amore universale? Dobbiamo analizzare la realtà con la nostra intelligenza. Certo i dettami religiosi e spirituali ci insegnano l’amore, ma perché sia un amore veramente universale non possiamo seguire gli insegnamenti, seppur positivi, di un solo tipo di fede. Altri strumenti utili sono, infatti, il buon senso e la ricerca scientifica. Per quanto riguarda il primo, siamo animali sociali nati da una madre e quindi ricordiamo l’affetto della nostra genitrice e in base a quell’esperienza condivisa possiamo avere un punto di partenza per sviluppare la compassione e l’amore. Basta il buon senso, infatti, per capire come chi ha ricevuto affetto dai propri genitori abbia un’esistenza più serena di chi è stato trattato male o ha subito degli abusi. Questo esempio dimostra come il buon senso possa essere una valida guida per le nostre azioni. Sul fronte scientifico ci sono poi ormai molte evidenze di come la calma mentale abbia effetti positivi anche sul fisico.

Sua Santità stringe la mano al presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Maurizio Franz, ed al presidente della Regione, Renzo Tondo.

È importante sviluppare una visione globale. Per mantenere la calma bisogna assumere un’attitudine alla visione globale. Ovviamente un problema non scomparirà analizzandolo da una prospettiva più ampia, ma certamente oltre ad esso sarà possibile vedere anche una soluzione. Focalizzare tutta la propria attenzione solo su di un aspetto dei problemi porta all’agitazione ed all’ansia, quindi è importante trovare una visione globale. Quest’ultima e la calma interiore derivano da un senso di fiducia e speranza originato dal buon cuore, ovvero dalla considerazione positiva che si ha degli altri. Abbandonare la volontà di soverchiare e ingannare il prossimo crea un clima di fiducia che contribuisce alla pace interiore e ad affinare la visione globale.

La felicità è ben lontana dal concretizzarsi con l’accumulo di beni materiali. Il motivo ultimo della nostra felicità non è esterno all’uomo, ma si trova dentro ognuno di noi. Grazie alla propria intelligenza gli esseri umani sono ad un livello diverso dagli animali. Ma proprio la nostra intelligenza a volte genera dei problemi e ciò è dimostrato dal fatto che gli animali soffrono meno di noi. Pur avendo esperienze sensoriali simili a quelle umane gli animali non sono, infatti, influenzati dall’attitudine mentale. Esistono due livelli di percezione del piacere e del dolore: una sensoriale connessa al fisico ed una mentale. La seconda è la più importante ed ha maggiore peso, quindi bisogna famigliarizzare con il proprio cuore e le emozioni. Se una persona è tranquilla subirà in maniera minore gli effetti degli stimoli negativi ed è quindi importante partire dalla mente per addestrarsi alla calma interiore. Molte persone ricche a volte non sono felici e tranquille perché la di ricchezza crea in loro una condizione di ansia e sospetto che non permette di vivere serenamente.

Il Dalai Lama ha toccato anche lo spinoso tema della questione palestinese. Sono stato in Palestina ed ho ascoltato i problemi dei palestinesi e quelli degli israeliani. Si tratta di una questione molto complessa, dobbiamo fare leva su chi cerca un avvicinamento tra i popoli e vuole considerare sinceramente le posizioni degli altri. Senza questi presupposti l’uomo crea problemi e divisioni e così l’amore discriminante, assieme alla religione, non genera unione ma divisioni e conflitti.

Il ruolo delle guide spirituali nella società. Il mio primo impegno è valorizzare il valore umano fondamentale, ovvero l’affetto che si trova in noi dalla nascita e che, come un seme, va coltivato per giungere a maturazione. Voglio poi promuovere l’armonia tra tutte le religioni. In India, ad esempio, convivono quasi tutte le grandi fedi. Il compito principale dei leader religiosi è quindi praticare l’amore e applicarlo alla vita. Quando ci sono delle ingiustizie occorre intervenire per correggerle ed aiutare coloro che sono meno privilegiati. Bisogna dare voce a chi è sottoposto alle ingiustizie, perché non si può rimanere in silenzio di fronte ad esse.

La necessità di integrare l’intelligenza emotiva nell’educazione moderna. Esistono prove scientifiche di come le relazioni umane abbiano impatto sulla salute. Vivere in preda alla paure è deleterio ad esempio per il sistema immunitario. Avere fiducia nel prossimo e mantenere la propria mente aperta fa invece bene al cuore ed al fisico. Se qualcuno si prende cura di noi quando siamo feriti guariamo più velocemente. Coltivare la compassione dà quindi grandi risultati e la nostra felicità dipende dalla calma e dalla bontà del nostro cuore. Tra un mesetto compirò settantasette anni, per cui non sono più un giovincello, ma quando ne avevo settantatré uno dei miei medici mi disse che a livello biologico apparivo come un sessantenne. Questo vuol dire che la pace della mente mantiene in buono stato il fisico. Ritengo quindi che sia importante introdurre nell’educazione delle persone anche questo elemento per rendere più serena la loro vita. Avere cura di noi stessi è molto importante, perché siamo i primi responsabili del nostro benessere. Bisogna sviluppare una “mappa delle emozioni”, le quali oltre ad essere migliaia sono anche interconnesse tra loro, e studiarle. La collera ad esempio non sparisce semplicemente criminalizzandola. La mente giudicante non serve ad eliminare le affezioni, mentre per farlo occorre conoscerle, capire come si sviluppano e come disattivarle. Altrettanto importante è conoscere l’amore e la compassione ed affinarle in un quadro benefico. Le emozioni distruttive non svaniscono per l’intervento di Budda ma bisogna affrontarle personalmente perché abbiamo il compito di essere responsabili della nostra salute emotiva. Nel nostro mondo, dove c’è un forte orientamento ed attaccamento ai beni materiali, alle persone serve una formazione interiore che tenga conto dell’affettività e dell’importanza dell’etica secolare.

Come superare i problemi che affliggono il mondo? Ogni problema del pianeta può essere analizzato a vari livelli, da quello mondiale a quello nazionale fino a quello personale. Certamente quando si parla di crisi economica globale o di inquinamento ambientale il singolo non può da solo risolvere queste situazioni, ma ritengo che ognuno di noi possa fare la propria parte per non peggiorare il problema. Pensando all’ambiente, chiunque può assumere dei comportamenti virtuosi, per fare un esempio semplice, io spengo la luce quando esco da una stanza.

Mattia Assandri (pubblicato su Il Mercatino del 25 maggio 2012)

L’impegno di Piero Camber per la legge regionale sull’amministratore di sostegno e la tutela del dialetto triestino

Il presidente della VI Commissione-Culturadella Regione Friuli Venezia Giulia, Piero Camber.

Piero Camber è nato a Trieste il 30 giugno 1957 ed ha ottenuto nella propria città natale la maturità classica e la laurea in Economia e commercio. Dopo aver svolto il servizio militare nel corpo degli Alpini ha ricoperto l’incarico di direttore amministrativo delle Soprintendenze del Friuli Venezia Giulia. Attualmente è consigliere regionale e consigliere comunale a Trieste in quota al Popolo delle Libertà. È, inoltre, presidente della VI Commissione-Cultura della Regione.

Come consigliere regionale e presidente della VI Commissione-Cultura della Regione lei ha promosso diversi disegni di legge, quali ha maggiormente a cuore? Sicuramente la legge per la promozione e la diffusione dell’amministratore di sostegno a tutela dei soggetti deboli. Mi sto impegnando, però, notevolmente anche per quella di riordino del terzo settore, che riguarda il volontariato, le associazioni di promozione sociale e l’associazionismo. Inoltre, e qui oltre al cuore c’è anche la nostra Trieste, la legge per la tutela e la valorizzazione del nostro dialetto.

La legge sull’amministratore di sostegno, da lei promossa, è innovativa nel panorama italiano, qual è la parte più importante? Si tratta della prima legge regionale di questo tipo nel nostro Paese ed anche altre regioni la stanno valutando. La norma è stata elaborata sulla base di numerosi incontri con i soggetti che amministrano la Giustizia, gli enti locali ed il volontariato e prevede la promozione di questa figura che affianchi le persone non più autosufficienti nelle questioni amministrative e burocratiche, ma anche in alcuni aspetti pratici del vivere quotidiano, che loro non sono più in grado di assolvere. Una volta questi soggetti venivano interdetti, mentre ora viene nominato un amministratore che si occupa solamente di alcuni azioni, come ad esempio il ritiro della pensione, senza entrare nel merito di altri aspetti della loro esistenza. Si tratta di un salto di qualità notevole, che garantisce maggior rispetto per la dignità delle persone. Considerando l’età media degli abitanti di Trieste questo provvedimento potrà rivelarsi molto utile per il capoluogo regionale. Servono dunque amministratori di sostegno motivati e preparati per creare una rete tra la giustizia, gli enti locali ed il volontariato: compito della Regione è aiutare questo percorso.

In merito, invece, alla legge sul volontariato cosa può dire? Per quanto riguarda il volontariato c’è la necessità di un riordino del settore, perché è un mondo che deve rimanere pulito, mentre per alcuni sta diventando un sistema per trovare un posto di lavoro. Anche in questo caso, come per la legge sugli amministratori di sostegno, abbiamo battuto tutti gli ambiti edincontrato almeno un centinaio di associazioni perché la norma sia condivisa ed attuabile. Si tratta di un punto si partenza importante sulla base del quale lavorare per produrre un testo che risponda perfettamente alle esigenze del territorio, proprio perché preparato assieme a chi si trova in prima linea.

Un altro suo impegno è quello per la riforma della sanità regionale. È urgente e necessaria l’attuazione di una riforma ospedaliera. Nella nostra Regione abbiamo, ad esempio, undici punti nascita ed in alcuni di essi ci sono meno di trecento parti all’anno. In quelle strutture i medici fanno troppo poca pratica, il che vuol dire che al primo problema la madre subisce il cesareo. Accorpare i centri di specialità ed eccellenza significa che certe malattie, come i tumori, possono essere affrontate meglio grazie alla maggiore esperienza dei sanitari. Per quanto riguarda la lotta al cancro oggi, nonostante ad Aviano ci sia il Cro, si stanno specializzando sui tumori anche Pordenone, Udine e Trieste: forse in troppi. In ambito sanitario esistono troppi feudi per un territorio da un milione e duecentomila abitanti, quindi è il caso di valutare se fare tre aree vaste, dove ospedale e territorio siano un tutt’uno, mentre oggi sono tra loro sono in lite permanente, scaricandosi spesso costi e responsabilità reciprocamente.

Il quotidiano Il Piccolo ha dato il via alla pubblicazione del Dizionario triestino-italiano, qual è la situazione per quanto concerne la tutela della cultura giuliana? Quella per la tutela della cultura e del dialetto triestino è una battaglia che posso dire con soddisfazione di avere vinto. Il grande traguardo è stato ottenuto con la legge che di fatto mette il triestino giuridicamente a livello delle lingue minoritarie parlate nella nostra regione, ovvero lo sloveno, il friulano e il tedesco. La Regione ha, inoltre, concluso un accordo con Il Piccolo, che ha portato alla pubblicazione del Dizionario triestino-italiano con una spesa pari ad un decimo di quella per la pubblicazione del Grande dizionario italiano-friulano e il nostro dizionario sta entrando gratis in tutte le famiglie.

In quanto membro del Popolo delle Libertà, come giudica l’esito della recente tornata elettorale per le comunali? Nella Venezia Giulia il Pdl ha complessivamente tenuto bene. In base ai risultati di Gorizia e Duino, poi, sono emersi due messaggi forti e chiari. Il primo è che le persone votano l’uomo e non il partito, quindi deve essere il territorio a scegliere il candidato. Il secondo, invece, è che la gente vuole chiarezza fin da subito. Per quanto riguarda Gorizia a vincere è stata una coalizione che rispecchia quella regionale e ciò dimostra la solidità dell’esecutivo Tondo. Certe liste (Un’altra Duino e Un’altra Gorizia articolazioni locali del movimento fondato da Franco Bandelli, ndr) a Duino hanno ottenuto solo poco più del due percento dei voti assieme alla Lega Nord, mentre un anno fa superavano il sette. A Gorizia uguale: un flop spaventoso. Posso capire l’esistenza di “liste di disturbo”, ma credo che a ottenere risultati interessanti sia stato soprattutto il Partito pensionati, che a Gorizia è riuscito ad avere ben tre consiglieri. È la prova che oggi come oggi i partiti di categoria assumono un significato pesante. Non mi meraviglierebbe assistere alla nascita di un “partito degli artigiani”, perché quella è una categoria professionale che ha notevoli interessi comuni da difendere.

Recentemente è stato protagonista della “battaglia” per ottenere il ripristino del servizio Cup nelle farmacie giuliane. A Trieste siamo stati i primi a partire in via sperimentale con questo servizio, che di fatto negli anni è rimasto un onere a carico delle farmacie. Gestire tra le cinque e le ottomila prenotazioni all’anno è un costo rilevante per le farmacie e quindi era necessaria una forma di compensazione economica. Da dicembre dello scorso anno è stato quindi creato un tavolo mediato dalla politica, ma decisamente basato sui rapporti personali, per trovare una soluzione al problema. La via d’uscita dallo stallo è stata l’idea di far distribuire alle farmacie medicinali senza costi aggiuntivi per l’azienda sanitaria e per gli utenti, in cambio del riavvio del servizio Cup. Comunque il problema non è ancora del tutto risolto perché serve un’unica rete regionale per gestire il servizio, alle quale anche Insiel sta lavorando.

Il consiglio comunale di Trieste ha appena approvato il Bilancio di previsione 2012. Come giudica il primo documento fiscale interamente elaborato dalla giunta Cosolini? Si tratta di un bilancio assolutamente in linea con quelli precedenti; l’unica differenza è il brutale inserimento dell’Imu. Come Pdl in consiglio comunale siamo riusciti ad ottenere alcune garanzie, per prima la costituzione di un fondo per l’abbattimento proprio dell’Imu, in riferimento alla prima casa ed al mondo del commercio, dell’artigianato e dei servizi. Ovviamente abbiamo voluto avere un occhio di riguardo per gli alloggi Ater, che la maggioranza voleva invece penalizzare con pesanti ricadute sugli affitti, pagati proprio da chi è socialmente più debole. A livello regionale mi sono impegnato anche per far approvare una norma che consente di considerare gli alloggi Ater al pari delle prime case.

Visto che l’ha nominata, quale ritiene sarà la ricaduta dell’introduzione dell’Imu per il tessuto sociale triestino? Trieste ha una popolazione molto anziana, come dimostra il fatto che il 27,8 percento dei cittadini sia ultrasessantacinquenne, per cui questa tassa va ad incidere pesantemente proprio sui pensionati che sicuramente rientrano tra i redditi più bassi. Un altro aspetto dell’introduzione dell’Imu è il crollo del mercato immobiliare. Praticamente chiunque stesse pensando d’investire la propria liquidazione in una seconda casa, per crearsi una piccola rendita o comperare un appartamento per i figli, ha deciso di aspettare. Si blocca la spesa, aumentano le tasse e non è prevista nessuna forma di rilancio degli investimenti da parte del governo nazionale. Una politica economica contro le norme più elementari di economia.

Infine, secondo lei, oggi di cosa ha bisogno la nostra Regione? Lavoro, lavoro e lavoro. È questa l’esigenza che viene percepita quotidianamente. Non ci sono più possibilità d’impiego nei rami amministrativi, per cui i ragazzi dovrebbero puntare ad altri settori, come l’artigianato. La Regione sta aiutando le imprese a restare in piedi, nonostante la crisi, con enormi risorse. L’ultima norma regionale anticrisi ha dato una mano a ben seimila aziende. Il lavoro nasce dagli investimenti, ma con questa crisi chi è intenzionato a investire punta all’estero. Nel settore dei trasporti, ad esempio, molte aziende hanno chiuso oppure si sono trasferite in Slovenia, dove la tassazione è minore e ci sono anche altri incentivi. Paghiamo lo scotto della vicinanza al confine: benzina, sigarette, mano d’opera, materie prime, tutto costa meno oltre confine. Ci vorrebbe un autentico federalismo fiscale che ci aiuti e protegga.

Mattia Assandri (pubblicato su Il Mercatino del 18 maggio 2012)

Il Comune di Trieste chiede maggiori garanzie alla Ferriera, intervista all’assessore all’Ambiente Umberto laureni

Nella foto l’assessore comunale di Trieste all’Ambiente, Energia, Riqualificazione Ambientale dei siti inquinati, Agricoltura e Pesca, Umberto Laureni.

Umberto Laureni, assessore comunale di Trieste all’Ambiente, Energia, Riqualificazione Ambientale dei siti inquinati, Agricoltura e Pesca, è nato il 6 luglio 1946 nel capoluogo giuliano. Ingegnere chimico, è docente universitario alla Facoltà di Ingegneria. Ha sempre operato nell’Azienda sanitaria di Trieste nel campo della prevenzione della salute in fabbrica. È stato presidente della Commissione regionale amianto del Friuli Venezia Giulia e consulente del Ministero dell’ambiente in materia di rischi rilevanti nei porti italiani. Attualmente è consulente tecnico del pubblico ministero nel processo sui morti da amianto alla Fincantieri di Monfalcone.

Assessore Laureni, uno dei principali problemi sotto il profilo ambientale del territorio giuliano riguarda lo stabilimento siderurgico della Ferriera di Servola. Nonostante la questione sia stata per anni al centro dell’attenzione mediatica la situazione è ancora in stallo, come mai? Il sindaco e l’amministrazione cittadina possono muoversi solo quando c’è l’evidenza che la salute dei cittadini è messa in pericolo. Finora non è stato facile intervenire proprio perché non c’erano indicazioni di legge sulla base delle quali avviare un’azione che non fosse poi possibile impugnare in un’aula di tribunale. L’Aia concessa alla Ferriera nel 2008 conteneva delle condizioni da rispettare per far proseguire l’attività siderurgica, ma ha avuto un’efficacia bassissima evidenziando così la debolezza del sistema pubblico, che è stato incapace di produrre atti efficaci a contrastare il mancato rispetto delle prescrizioni.

Quali sono, secondo lei, i motivi di questo? Non mi sono dato una risposta precisa, ma ipotizzo che le prescrizioni date alla Lucchini siano state mal formulate. Per esempio imporre l’obbligo di comunicare i guasti degli impianti non migliora la situazione, perché la prescrizione non sancisce anche il dovere d’indicare quali azioni l’azienda stia compiendo per evitare che il problema si ripeta. Il Comune di Trieste ha quindi lavorato per trasformare le prescrizioni e renderle più efficaci e facilmente verificabili. Ho imposto la riscrittura delle prescrizioni che tra qualche settimana verranno presentate al tavolo sulla Ferriera. Serve, però, anche un gruppo di lavoro che operi sul posto, perché spesso le strutture chiamate ad autorizzare le emissioni dell’impianto non hanno una conoscenza diretta della Ferriera.

Cosa intende esattamente? Per la maggior parte i tecnici dell’Assessorato regionale all’ambiente operano dai loro uffici, mentre vorrei che assieme alle nuove prescrizioni fosse creato anche un team che effettui verifiche in prima persona, così da introdurre una reale capacità di controllo della situazione. Nel frattempo ho attivato un tavolo di confronto con gli ambientalisti per valutare i diversi punti di vista sulla questione e lavorato con la Regione per stabilire un accordo per il “dopo Ferriera”. Bisogna, infatti, trovare il modo di coniugare l’esigenza di tutelare ambiente e salute con quella di difendere i posti di lavoro delle settecento persone impiegate nell’impianto.

Recentemente, però, il Comune di Trieste ha assunto una posizione decisa e formalizzato la richiesta alla Lucchini, proprietaria della Ferriera di Servola, di assumere un responsabile della manutenzione. Perché oggi c’è bisogno di questa figura? A marzo dalla Ferriera c’è stata una fuoriuscita consistente di ammoniaca, dovuta ad una cattiva manutenzione, che ha provocato problemi alla salute a chi si trovava nelle vicinanze dell’impianto. Questo dimostra come agli attuali dirigenti debba essere affiancata una persona che si occupi di garantire il buon funzionamento dell’impianto. Se la richiesta non sarà accolta i rapporti tra il Comune e la Ferriera diverranno più difficili. Recentemente un cittadino di Servola si è offerto come “cavia” per valutare gli indicatori d’inquinanti nella sua abitazione e di cataboliti nei liquidi biologici. Ricevo molte richieste da parte della popolazione che chiede quali siano i rischi per la salute legati alla vicinanza alla Ferriera, ma perché il Comune possa esprimersi in maniera chiara gli eventuali danni alla salute devono essere suffragati da un’analisi compiuta con metodi che dimostrino come i dati raccolti siano oggettivi. Per fare ciò dobbiamo quindi realizzare uno studio epidemiologico accurato, che valuti non solo le condizioni dei servolani, ma anche quelle di un gruppo di controllo.

Quale sarà dunque il prossimo passo dell’amministrazione cittadina? Il 26 di questo mese organizzeremo la prima conferenza pubblica sulla Ferriera, alla quale parteciperanno oltre al sindaco Cosolini anche il presidente della Regione Tondo e il ministro dell’Ambiente Clini, proprio per fare il punto su tutto quello che è emerso finora sull’inquinamento cittadino e confrontarci con i residenti.

Un’altra questione in sospeso per Trieste è quella del Sito inquinato di interesse nazionale, che blocca di fatto lo sviluppo delle attività industriali. L’Ezit ha ricevuto dalla Regione l’incarico di procedere al completamento dei piani di caratterizzazione, ovvero alla fase precedente alle caratterizzazioni vere e proprie. Una volta stabilito dove e come agire verranno mandate a gara la caratterizzazioni. Il ministro dell’Ambiente Clini ha imposto un cronoprogramma che ha fortemente accelerato i termini della questione, introducendo una novità importante, ovvero che i siti che risulteranno liberi da inquinanti potranno essere immediatamente esclusi dal Sin e quindi venire subito utilizzati per nuovi impianti produttivi.

Lei ha recentemente auspicato lo sviluppo, proprio nella zona industriale triestina, di aziende legate alla green economy, perché? Nell’area di ricerca ci sono già ditte che operano in questo campo e quindi credo sarebbe una buona idea dare la possibilità alle idee ed ai brevetti che vengono sviluppati sul nostro territorio di venire tradotti in applicazioni pratiche. Le nuove fonti di energia aprono infatti numerose frontiere possibili e sarebbe un peccato non esplorarle. Sempre in campo ecologico dobbiamo, poi, puntare al “Porto blu”, ovvero dotare lo scalo triestino di attacchi elettrici per le navi, così da consentire lo spegnimento dei motori quando sono all’ormeggio e contenere di l’inquinamento. Infine, credo che il Comune debba essere il primo a dare il buon esempio e proprio per questo motivo abbiamo creato lo “Sportello energie alternative”, al quale i cittadini possono rivolgersi per avere informazioni, ed abbiamo richiesto fondi europei per installare impianti fotovoltaici in tredici scuole.

Passando ad un altro argomento, sulla questione del rigassificatore l’amministrazione Cosolini ha espresso un parere negativo, come mai giudicate in maniera negativa quel progetto? Siamo contrari per due motivi. Il primo è che la realizzazione di una struttura di quel tipo, della quale non si conoscono ancora del tutto le specifiche e quindi l’impatto ambientale, senza un piano energetico regionale e nazionale è un azzardo. Inoltre, dubitiamo che una volta costruita possa essere la soluzione ai problemi occupazionali dell’area giuliana.

Nell’arco della sua carriera lei è stato anche presidente della Commissione regionale sull’amianto, qual è la situazione a Trieste per quanto concerne gli edifici che hanno coperture in eternit? Dal 1994 è illegale importare amianto nel nostro Paese, ma la legge non fa riferimento a quello già installato, limitandosi a sottolineare che le bonifiche devono avvenire in maniera corretta e senza rischi per la salute. Oggi come oggi è vero che ci sono molte coperture in eternit sugli edifici, ma bisogna tenere presente che imporre una loro rimozione in tempi brevi innescherebbe un problema non indifferente per l’assenza di discariche adatte allo smaltimento. I proprietari degli immobili sui quali si trovano manufatti in amianto sono tenuti a verificare il deterioramento di questi ultimi ed a rimuoverli in caso siano danneggiati, quindi bisogna lanciare un messaggio tranquillizzante per la popolazione. Le coperture in eternit, se in buone condizioni, rappresentano un rischio basso per la salute. Il rilascio di amianto da parte delle coperture in eternit non danneggiate è infatti ridotto. A fronte di passato drammatico legato all’amianto nella nostra regione il presente può quindi essere gestito con maggiore tranquillità.

Mattia Assandri (pubblicato su Il Mercatino del 11 maggio 2012)

L’impegno del Friuli Venezia Giulia per tutelare l’occupazione, intervista all’assessore regionale al Lavoro Angela Brandi

Nella foto Angela Brandi, assessore regionale del Friuli Venezia Giulia a Lavoro, Formazione, Commercio e Pari opportunità.

L’assessore regionale del Friuli Venezia Giulia a Lavoro, alla Formazione, al Commercio e alle Pari Opportunità, Angela Brandi, laureata in giurisprudenza all’Università di Trieste, è funzionario regionale in aspettativa. Nel corso della sua carriera è stata vicepresidente dell’ente Fiera di Trieste, consigliere provinciale e comunale e assessore del Comune di Trieste con delega all’Educazione. Ha assunto lincarico di assessore al Lavoro a giugno del 2010.

Assessore Brandi, qual è la situazione dell’occupazione nella nostra regione? I numeri del 2011 vedono un tasso di occupazione del 64,2% e di disoccupazione al 5,2%, che di per sé sono migliori del dato nazionale, ma segnalano un momento di sofferenza rispetto al passato. A fronte di questo quadro, che presenta ancora non poche incertezze, la Regione sta producendo il massimo sforzo, sia in termini di difesa del reddito dei lavoratori, sia per quanto riguarda gli incentivi all’occupazione. In tal senso strumenti come gli ammortizzatori sociali in deroga, i Lavori socialmente utili e i Lavori di pubblica utilità hanno offerto delle soluzioni concrete per arginare gli effetti della crisi e mantenere la coesione sociale.

Quali sono i settori sui quali la crisi si è abbattuta con maggiore violenza? La crisi si presenta piuttosto generalizzata e di conseguenza ha riguardato tutti i settori: in particolare quello industriale e quello dell’edilizia e anche una parte dei servizi. Nell’ambito industriale i comparti più penalizzati sono stati quello delle occhialerie, della chimica, del legno, della meccanica e del tessile. Per quel che riguarda, infine, il campo dei servizi alcune difficoltà si sono registrate in particolare nel settore dei trasporti e nei servizi alle imprese.

Secondo le ultime rilevazioni le ore di Cassa integrazione guadagni in Friuli Venezia Giulia sono lievemente calate in termini tendenziali, ma sono in forte aumento sul lato congiunturale. In effetti nell’ultimo dato che abbiamo a disposizione, quello del mese di marzo 2012, le ore di Cig autorizzate in Friuli Venezia Giulia sono state 2.095.596, un risultato in lieve calo in termini tendenziali, ma in forte aumento su quello congiunturale. Infatti la diminuzione tendenziale, rispetto a marzo 2011, è stata del -3,2% in valore percentuale, mentre l’incremento congiunturale, rispetto al mese di febbraio 2012, è stato del +39,5%. Il segnale è che la crisi non si è affatto esaurita e sta ancora producendo i suoi effetti sul comparto occupazionale della nostra regione, seppur in proporzioni leggermente inferiori rispetto all’anno scorso.

La Regione sta investendo molto sulla formazione, anche grazie al Fondo sociale europeo, è questa la chiave per la ricollocazione di chi ha perso il lavoro? Il Fondo sociale europeo offre delle opportunità importanti nell’ambito della formazione, quale strumento strategico per creare competenze e professionalità. In tal senso ritengo che, pur nelle difficoltà del momento, chi è senza lavoro e chi deve ricollocarsi debba prendere in considerazione l’offerta formativa quale opportunità di crescita per essere più competitivi nel mercato del lavoro. In questo senso l’amministrazione è intervenuta in maniera massiccia nella formazione in favore di quei lavoratori coinvolti nei fenomeni di crisi. Inoltre, abbiamo indirizzato i processi formativi ad essere sempre più coordinati a quella che è l’effettiva richiesta delle aziende, per arrivare ad una politica che miri concretamente alla ricollocazione occupazionale.

Recentemente in Friuli Venezia Giulia è partito il nuovo apprendistato professionalizzante. Le aziende possono quindi assumere giovani dai 18 ai 29 anni attraverso questo strumento che unisce la parte lavorativa a quella formativa, quali saranno le ricadute? Diciamo innanzitutto che la Regione punta sul rilancio dell’apprendistato inteso come contratto a tempo indeterminato a carattere formativo, in quanto vogliamo diventi il contratto tipico con il quale i giovani entrano nel mondo del lavoro. Questo strumento, unendo il momento dell’apprendimento alla pratica lavorativa, consente alle aziende di far crescere le proprie professionalità valorizzandole e allo stesso tempo saldando il vincolo che le unisce al dipendente. Va considerato poi che stiamo cercando di coordinare sempre più l’offerta formativa in generale a quelli che sono le oggettive esigenze delle imprese, affinché non vi siano sprechi di risorse in uno dei settori più strategici che regolano i flussi occupazionali. In Italia ci sono oltre centomila posti di lavoro non coperti, occorre quindi imprimere un cambiamento culturale riconoscendo pari dignità ai percorsi tecnici come a quelli liceali, al lavoro manuale come a quello intellettuale, perché altrimenti il rischio è di avere un disequilibrio strutturale tra domanda e offerta a danno sia delle aziende, impossibilitate a reperire figure professionali, sia dei giovani alle prese con un percorso formativo inadeguato alle esigenze del mondo produttivo.

Nonostante la nostra sia una delle regioni che ha maggior attenzione alle pari opportunità ed al ruolo della donna, spesso le lavoratrici sono penalizzate. Uno dei tanti esempi è che le graduatorie degli asili nido comunali penalizzano le donne che non lavorano, senza considerare il fatto che se queste non hanno la possibilità di lasciare i figli a qualcuno difficilmente potranno tornare nel mondo del lavoro. Come può operare la Regione per tutelare ancora di più le donne? Quello della conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro è uno degli elementi, forse il più importante, che incidono sul differenziale di genere, tra uomo e donna, e che coinvolge in particolare le ultra trentacinquenni in concomitanza con la maternità e con la presenza di figli in tenera età, e che si ripresenta negli anni di vita successivi per le ultra quarantacinquenni, impegnate nella sovrapposizione tra la cura dei figli e quella dei parenti anziani. Ma sul versante che riguarda i figli abbiamo voluto proporre alcuni strumenti che vanno incontro alle esigenze di gestire le due situazioni: quella lavorativa e quella familiare. A tal riguardo ricordo il progetto “Un’azienda family friendly”, che ha lo scopo di supportare la genitorialità e di accompagnare l’impresa verso forme flessibili nella struttura organizzativa del lavoro e degli orari. C’è stato inoltre il progetto “Professionisti/e in famiglia”. Un’iniziativa che ha trovato continuità ed è stata potenziata attraverso il programma “Si.Con.Te.”, che prevede l’assegnazione di incentivi a coloro che si avvalgono di assistenti familiari o di babysitter, e questa è una novità rilevante, regolarmente contrattualizzate agli sportelli assistenti familiari dei centri per l’impiego. Insomma abbiamo cercato di offrire degli strumenti concreti che andassero incontro da una parte all’esigenza di coniugare la qualità professionale di chi offre il servizio, dall’altra a quella di dare un aiuto concreto alle famiglie alle prese con le difficoltà sempre più pressanti nel conciliare i tempi della propria vita.

Mattia Assandri (pubblicato su Il Mercatino del 4 maggio 2012)